martedì 20 dicembre 2011

Babbo Natale esiste

Il momento più bello è stato quando è arrivato Bernardo, che ha 12 anni e un tumore cerebrale rarissimo che lo incolla al suo letto dallo scorso agosto. Mamma Serena, che gli combatte a fianco senza arrendersi mai, glie l'aveva promesso che la festa di Natale organizzata ieri per i bambini del Grande Ospedale al piano terra, insieme al sindaco e al più famoso dei conduttori tv, era anche per lui. Le volontarie della Croce Rossa hanno fatto il resto. Sono passate a prenderlo nella sua stanza del regno di Op. Hanno infilato il letto in ascensore, con sopra Bernardo stretto nella sua inseparabile coperta con la faccia di zio Paperone. Poi lo hanno spinto, in quattro, lungo la moquet azzurra del piano terra, fino alla hall. Infine hanno parcheggiato il letto al lato del palco, trionfanti e commosse, con Bernardo ubriaco d'ossigeno e di vita, Serena che salutava le altre mamme ripetendo “Visto? Ce l'abbiamo fatta” e i nonni, arrivati apposta dall'Abruzzo, con in faccia, finalmente, il sorriso che avevano spento quattro mesi prima. È stato lì che la festa è cominciata davvero.

Insieme a Bernardo, c'erano anche Astrid, Martina e tutti gli altri bambini speciali del regno di Op. Finalmente “evasi” dal loro reparto d'isolamento, seduti per terra e nelle carrozzine, a due passi dal presepe e dall'albero di Natale. Davanti a loro gli attori impegnati a leggere le “Favole al telefono” di Gianni Rodari, con noi genitori sparsi per la sala a tirare un attimo il fiato, dopo settimane passate a scortarli tra Tac, risonanze e chemioterapie.

Belli i nostri bambini a rotolarsi nel Natale, come tutti gli altri. A convincersi fra loro che Babbo Natale esiste. E, siccome esiste per tutti, il 25 passerà anche da qui. Bello vederli saltellare e sgomitare per qualche regalo da portarsi in stanza. Bello, bellissimo vederli strapparsi le mascherine di protezione dalla faccia, con quell'elastico insopportabile dietro le orecchie, per sentirsi "normali". Belli i dottori, che si sono tolti il camice e si sono messi in disparte, a guardare i piccoli finalmente un po' in libertà. Con il primario che girava nella sala gremita tenendosi lontano dai riflettori e dai fotografi.  “Possiamo distribuirla qualche caramella, professore?”, gli ha chiesto una volontaria a un certo punto, a mezzavoce, sapendo che nel regno di Op le caramelle sono spesso bandite, come tutti gli zuccheri (merendine, succhi di frutta...) per via delle cure al cortisone. “Sì signora, certo, oggi va bene. Se la meritano”, ha risposto lui, con sollievo.

Bravi gli studenti universitari, in maglietta gialla con sopra Calimero, che hanno venduto i lavoretti fatti dai bambini queste settimane in ludoteca, tra una chemio e l'altra. Mentre da casa, alla spicciolata, sono arrivati anche i genitori e i bambini che, come noi, in questi giorni non sono ricoverati in reparto ma sono seguiti in day hospital. Si gelava, a Roma, ieri, e far uscire i piccoli immunodepressi e resi fragili da settimane di terapie per una festa in ospedale è stato un rischio non da poco. Ma il regno di Op è un girone infernale dove nascono amicizie inossidabili e la solidarietà non è solo una parola.

La mamma di Antonio, 10 anni, intanto, ci detto che domani se ne tornano a Terni, perché l'ultima risonanza è andata bene. Quella di Martina, 5 anni, ha risposto che è sfinita e spaventata perché dopo Natale l'attende un ciclo di farmaci molto duro, con venti giorni in isolamento in cui in stanza della piccola non potrà entrare nemmeno il padre, e di tornare a casa in Puglia non se ne parla prima di primavera, se tutto va bene. Astrid, 15 anni, passerà il Natale con la famiglia a casa e magari, se le tornano un po' di energie, si metterà a disegnare i suoi fumetti che sono una meraviglia, ma a Santo Stefano deve già rientrare in reparto per iniziare l'ennesima chemioterapia. Il padre di Gianni, che ha 11 anni ed è l'ultimo arrivato, ha detto che il ragazzo ha iniziato le cure e l'ha presa bene, anche se è il primo Natale della sua vita lontano dalla Calabria ed è un po' nervoso perché gli amici per giocare a carte e a tombola stanno tutti là.

Noi ci siamo aggirati tra le sedie di plastica, le bancarelle, gli attori di teatro e le bambine vestite da ragazze pon pon con Angelo tatuato sulle braccia del papà, imbustato in un mini-piumino da astronauta e con in testa un cappello rosso con le orecchie da cantante hip-hop, che s'intonava perfettamente con la sua postura da poppante-rockstar. Ci siamo sentiti fortunati, perché questo Natale se tutto va bene saremo a casa e anche le terapie di Angelo sono sospese per un po'. Prima di andarcene dal Grande Ospedale, però, siamo saliti al decimo piano, perché Angelo doveva mangiare e nel regno di Op, dove abbiamo abitato per mesi, un posticino per farlo stare tranquillo, in santa pace con il suo biberon di latte, glie lo trovano sempre. E poi avevamo un regalo di Natale per Michela.

Quando Angelo era in reparto e molto grave, quest'estate, Michela era appena arrivata e una volta mi chiese di insegnarle a giocare a Monopoli, in ludoteca. Io proprio non ci sapevo giocare, ma mi faceva bene stare del tempo in ludoteca con lei, mentre Angelo stava buono buono nel passeggino a guardarci. Così, ogni tanto, io e Michela, 7 anni, prendevamo le mazzette di soldi finti, inventavamo le regole del Monopoli e ci divertivano un sacco. Per esempio, se finivamo in prigione bevevamo un po' di vino dalla pedina a forma di fiasco, per consolarci. E se Michela finiva sulla casella di viale dell'Università io la convincevo a non comprarsi casa da quelle parti, perché era troppo piccola e per studiare all'università ci voleva ancora del tempo. Meglio tenere un po' di soldi da parte per andare al cinema o al luna park.

Michela ha la febbre alta da una settimana. Alla festa di Natale non è potuta passare ed è così debole, in questi giorni, che non può fare nemmeno terapia. Io e il papà di Angelo le abbiamo portato uno scatolone con una coccarda, da scartare quando starà un po' meglio. Ma è in isolamento e non siamo potuti entrare in stanza. Così abbiamo lasciato tutto a sua mamma, che si è commossa anche un po'. Dentro la nostra scatola per Michela c'è un Monopoli tutto per lei. È un'edizione per i piccoli. Al posto delle miniature con la botte di vino e la candela ci sono Trilly e i personaggi Disney a fare da pedine, con una grossa faccia di Topolino che sorride dal cartone. Quando l'antibiotico che ha in flebo farà effetto, ne sono certa, a Michela piacerà.

1 commento:

  1. è fantastico leggerti..emozionante..mi ripaga di tutte le fatiche,i sorrisi di Angelo e di tutti gli altri bimbi ci restituiscono con gli interessi quello che diamo a loro..e in questo regno di OP anche le streghette sembrano esser diventate delle fate..grazie,il + delle volte dovremmo essere noi a dirvi grazie..per quello che ci insegnate..per il coraggio e la dignità con cui affrontate ogni cosa..tutti voi siete entrati nel mio cuore e difficilmente ne uscirete..con amore dalla vostra infermiera cicciottella e piena di piercing <3..quella che dopo tantissimi anni ha pregato per il vostro ANGELO..sperando di riuscire ancora a farlo..pensavo,mica varrà di meno la mia..solo perchè non lo faccio più da tanti anni..vero??
    e a quanto pare..era così piena d'amore da non aver bisogno di "revisione" o "aggiornamenti"..e la mia,unita a quella di tutte le persone che hanno incontrato quel meraviglioso bambino..ha funzionato <3

    RispondiElimina